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Cronaca a Roma

07 aprile 2021
Covid-19, il punto della situazione con il Prof. Roberto Cauda
Intervista al Prof. Cauda, Ordinario di Malattie Infettive presso Univeristà Cattolica

A più di un anno dall’inizio della pandemia di Covid-19 eccoci qui a tentare di fare chiarezza e dare gli aggiornamenti del caso, su di un tema che troppo spesso finisce per essere argomento di discussione anche per persone non addette ai lavori, quasi si trattasse della formazione domenicale della squadra di calcio del cuore.

Per dare delle informazioni pertinenti abbiamo deciso di interpellare il Prof. Roberto Cauda, professore ordinario di Malattie Infettive presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, che ringraziamo per la sua disponibilità e per il grande lavoro svolto quotidianamente nella lotta al Coronavirus.

Professore benvenuto, iniziamo con un bilancio di questo primo anno ed oltre di pandemia (al 31 marzo 2021), a che punto siamo?

Siamo nel corso della seconda ondata, che è diversa dalla prima sotto molti aspetti, ad esempio i numeri della prima ondata erano sotto stimati perché si faceva un numero di tamponi molto limitato rispetto a quelli di oggi che sono spesso oltre 300.000 al giorno. La letalità è scesa, ma con questo alto numero di tamponi che viene fatto, in Italia così come in Europa, si è molto di più affinata la capacità diagnostica, inoltre rispetto alla prima ondata abbiamo imparato molto di più su questa malattia, ci sono stati molti lavori scientifici che hanno permesso di comprendere le caratteristiche cliniche, quali sono le modalità per trattare i pazienti affetti da Covid con l’utilizzo di cortisonici, Eparina e, con indicazioni specifiche da parte di AIFA, anche di anticorpi monoclonali”.


Che fasi prevede per i prossimi mesi?

Il problema in questa fase è che cosa ci riserva il futuro, evidentemente rispetto allo scorso anno in cui il lockdown che è stato fatto aveva portato ad una riduzione dei contagi nel mese di luglio, ed un numero ridotto dei decessi. Mi permetto di ricordare che i decessi sono l’ultimo parametro che tende a salire alla ripresa dei contagi e l'ultimo parametro a scendere una volta che i contagi diminuiscono, e la differenza sostanziale oggi è che, se l’anno scorso il lockdown era l’unico modo per mitigare i contagi, nel 2021 abbiamo anche la presenza del vaccino”.


Previsioni per l’estate 2021?

Non deve essere un’attesa messianica, e non sarà una bacchetta magica la vaccinazione, non bisogna illudersi, ma possiamo guardare in modo più positivo al futuro (anche guardando alla campagna vaccinale in Italia come all’estero), certamente questo non vuol dire che sarà la prossima l’estate del “liberi tutti”, ma se come spero si riuscirà ad arrivare a 500.000 vaccinazioni al giorno allora potremo sperare di arrivare a luglio col 60% delle persone coperte, agosto con il 70% e 80% alla fine di settembre e via via a salire si può raggiungere l’obiettivo di una riduzione dei contagi.

Ad esempio in Gran Bretagna, dove con una diffusa vaccinazione anche già con una dose, si pensa progressivamente ad un allentamento delle misure restrittive per il mese di giugno, ovviamente sempre confidando sul comportamento delle persone”.


Ottimismo, ma con grande prudenza quindi?

Io sono ottimista per un’estate, non all’insegna del “liberi tutti”, ma con dei numeri di contagi inferiore e soprattutto con meno decessi, che oggi sono un numero ancora molto elevato, forse potremo avere un sospiro di sollievo ma senza dubbio non l’uscita dal tunnel. Del resto sappiamo che d’estate le persone stanno di più all’aria aperta e questo sfavorisce il contagio, inoltre sappiamo che il virus è sensibile ai raggi UV che è più forte.

Per quel che riguarda i vaccini?

Oggi i vaccini a nostra disposizione sono efficaci per contrastare il virus, anche Astrazeneca di cui si parla tanto, oggi l’importante è vaccinarsi e ne sappiamo l’efficacia, mentre il livello di protezione ce lo dirà la vaccinazione di milioni e milioni di persone.

Ad oggi vacciniamo al di sopra dei 18 anni e il 16% delle persone al di sotto di questa soglia d’età (in Africa percentuale anche più elevata) è da tenere d’occhio perché potrebbero svilupparsi forme endemiche, magari non dando luogo ad infezioni gravi ma alimentando il rischio della comparsa di mutazioni e varianti, quindi lo step successivo sarà quello di vaccinare anche in età pediatrica.

Tutto il mondo dovrà essere vaccinato, perché ormai c’è una grande mobilità delle persone, se si lascia il virus circolare c’è il rischio di importazione, mentre una volta ci volevano anni ed anni per vedere lo spostamento di malattie come il colera mentre adesso basta pochissimo tempo”.


articolo inserito da: Jacopo Nassi
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