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Sociale a Roma 19 marzo 2020 La riduzione dell'assistenza domiciliare è una vera sciagura Chiara Colosimo: "E lo stato di emergenza del corona virus potrebbe durare sino a Pasqua" La consigliera regionale di Fratelli d’Italia, Chiara Colosimo, spiega il suo punto di vista sul famigerato decreto che taglierebbe l’assistenza sanitaria domiciliare e che sarebbe dovuto entrare in vigore già dal 1° gennaio scorso ma che, grazie al suo impegno e a quello di molte famiglie coinvolte è stato bloccato, in attesa di rivederlo completamente. Inoltre, la consigliera ha voluto esprimere anche il suo parere sul corona virus sottolineando, tra le altre cose, il bisogno di trasformare gli ospedali in “Covid-hospital” per far fronte a quest’emergenza. Colosimo, cosa ne
pensa del Decreto-legge che andrebbe a ridurre sensibilmente l’assistenza domiciliare? «Ho fatto una battaglia di tre mesi per
tentare di arginare questa situazione; purtroppo, nonostante gli annunci
roboanti dell’assessore, la situazione ancora non è rientrata. Nel primo
decreto erano stati creati dei “pacchetti” a seconda delle necessità dei
pazienti con un massimo di 9 ore e potete capire il disagio di chi avrebbe
bisogno di un’assistenza di 24 ore». Tanto più che le
restanti ore verrebbero integrate dagli Operatori sociosanitari, che non
possono avere le stesse competenze degli infermieri. «Questa è la parte che è rimasta invariata, la
parte precedente era stata tolta durante l’assemblea dall’assessore. Solo che,
a mio parere, la parte più problematica è proprio questa: in questo modo si
equipara l’assistente socio-sanitario agli infermieri e questo non è
assolutamente possibile, anche perché l’Oss incorrerebbe in un reato laddove
dovesse intervenire a livello medico per fare, ad esempio, una manovra sulla
respirazione automatica. Inoltre, sfociando nell’attualità e nel problema del
corona virus, le cooperative non hanno fornito i dispositivi di protezione
individuale al personale infermieristico, così le famiglie, per paura del
contagio, stanno sospendendo l’assistenza e i malati si trovano senza
un’assistenza competente». Quali sono i
compiti e le competenze dell’assistente socio-sanitario? «L’assistente socio-sanitario può intervenire
in tutte le situazioni non mediche, ad esempio: ho un bambino che non è
attaccato alle macchine ma che ha una disabilità di tipo ciclo-motorio, può
essere assistito dagli Oss. Questa cosa non può essere decisa da una legge o da
un decreto, ma è una decisione che va presa dal medico; se stabilisce che il
malato ha bisogno di 12 ore di assistenza medica, quelle ore devono essergli
garantite». Com’è possibile che
sia stato fatto un errore così grossolano, nei confronti di queste persone, che
soffrono di gravi problemi di salute? «Il
direttore generale Botti ha dichiarato di aver fatto un errore e questo è agli
atti. Secondo noi, c’è stata la cattiva fede di aver voluto ascoltare solo le
cooperative, visto che gli Oss costano meno degli infermieri». In questo momento,
con le modulazioni che ci ha illustrato, com’è cambiata la situazione? «È stato fatto un secondo decreto, che andrebbe a modificare i “pacchetti” visti in precedenza e poi ci
dovrebbe essere l’incontro con le associazioni che ne faranno richiesta per
modulare tutto il resto. Ad oggi questo incontro non è ancora avvenuto, per i
noti motivi di cronaca, ma entro 60 giorni si può fare ricorso al presidente
della Repubblica e alcune famiglie stanno prendendo in seria considerazione
quest’ipotesi ». Questo
rallentamento non può essere avvenuto anche per il problema del corona virus,
che in questo momento sta travolgendo tutto? «Sicuramente,
ma queste persone vivono una sorta di quarantena da tutta la vita e quindi
dovrebbero avere una sorta di priorità». Invece, per quanto
riguarda il corona virus, la Regione Lazio come sta affrontando questa
pandemia? «La Regione ha chiuso per dieci giorni: dopo
il contagio del presidente Zingaretti, si sono dovute apportare tutte le opere
di sanificazione e controlli, quindi la parte operativa si è spostata nella
Protezione civile regionale e le riunioni vengono fatte in video conferenza.
Inoltre, ognuno di noi ha preso l’impegno di occuparsi di qualcosa. Io, già
prima che avvenisse il contagio del presidente, avevo proposto, anche
attraverso i miei social, la trasformazione degli ospedali in “Covid-hospital”.
Si sta procedendo in questa direzione e ne vado orgogliosa, perché in questa
situazione bisogna andare, oltre al discorso della maggioranza e
dell’opposizione». Secondo lei
quest’idea come potrebbe svilupparsi? «Esattamente
come si sta sviluppando adesso e come verrà sviluppata in seguito. Sappiamo che
la modalità principale di contagio avviene con il contatto tra le persone.
Dobbiamo impedire che i pazienti affetti da questo virus entrino in contato con
gli altri: ad esempio quello che sta facendo l’ospedale Gemelli con la Columbus
è il modo migliore per tenere il contagio sotto controllo». Una sorta di
quarantena per chi è già malato. «Esattamente,
verrà fatto a Tor Vergata e spero che anche il Policlinico lo possa fare al più
presto». Come sta
proseguendo la ricerca per trovare una soluzione definitiva a questo problema? «Ci sono
dei protocolli sperimentali, il più noto è quello fornito da Napoli che qualche
risposta la sta dando. È stato molto importante isolare il virus, per capire le
sue abitudini: come vive, come si riproduce, in modo tale che è possono
crescere le possibilità di fermarlo». Secondo lei, lo
stato di emergenza quanto ancora può durare? «Secondo me
si arriverà almeno alle vacanze di Pasqua, ma anche se queste misure
contenitive otterranno i frutti sperati, non è che dal giorno dopo si potrà far
finta di niente, altrimenti ricomincerebbe tutto da capo». Nel momento in cui
terminerà lo stato di emergenza, lei sarebbe d’accordo con un blocco momentaneo
del transito delle persone, in entrata e in uscita dall'Italia? «Assolutamente
sì e aggiungerei l’obbligo di quarantena per chi rientra nel nostro Paese».
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