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Ambiente a Castelli Romani 10 dicembre 2019 Lassù, Monte Gennaro e Monte Cabo Due montagne, due prospettive di rilancio turistico Arrivare in cima (Fotografie,
3.9.2006: Palombara Sabina vista dalla cima della Torretta e una soggettiva sull’interno
della baita annessa) all’interessante vetta del Parco dei Monti Lucretili è una
bell’attività podistica, lungo ora il sinuoso sentiero (da curare forse di più)
che parte dalla dimessa seggiovia di Palombara Sabina e giunge ora alla Torre
(immobile nato 50 anni fa, un altro fu la Torre Paola al Circeo, per la moglie
di Camillo Crociani fu Presidente Finmeccanica e oggetto di una storica guerra legale).
Solo questa meta è un belvedere sull’Agro sabino, su quello romano e gradevole rifugio
di riposo. Per Monte Cabo* (Fotografie: un’area sulla vetta degli anni ’30 e l’ex
Convento già Albergo Ristorante. La cima ai primi anni 2000) ci si mette di
meno ma salire liberamente in automobile o pedalando negli ultimi chilometri è affrontare
una strada di guerra con vegetazione invasiva. Problematico o rischioso anche andare
a piedi per via dei cinghiali o sentieri non ben curati, ma straordinari sono anche
qui i panorami (tipo quello degli “occhi di Diana”, poco sotto la cima ai
margini dell’antica Via Sacra). In attesa di sviluppi ideali puntando lo
sguardo a queste e molte altre cime Regionali, di supremo rimane certo un desiderio
di rilanciare un bel, buono e familiare turismo montano che fu prima del
successivo soffocamento da antenne e tralicci o far predare dall’abbandono. Il Convento
di S. Michele Arcangelo sul Cabo nacque e si sviluppò nel corso del ‘700 sui
ruderi (parzialmente conservati) del Preromano Tempio di Giove Laziale e nel
1890 aprì il prestigioso Albergo Ristorante con molte eccellenti presenze (Pirandello
qui compose “L’esclusa”) e grandi Capi di Stato, ma questa ed altre montagne
del Lazio scontano il loro estremo valore strategico militare e nelle
telecomunicazioni. Lo sviluppo turistico attrezzato su Monte Gennaro è nato
negli anni ’60, la crisi nei primi anni ‘80 e solo da pochi anni hanno montato
un campo base i primi pionieri segnali di interesse e recupero. *(o “Albano” come l’omonimo colle a
Montecelio, “Cavo” per deformazioni linguistiche nei secoli. Il toponimo deriva
dall’antica polis latina Cabum, “in cima” appunto).
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