Dal territorio con l'aiuto dei lettori. Aggiornamenti continui
>>>comunicaci la tua notizia<<< | ||
Spettacolo a Roma 02 marzo 2021 Sanremo 2021, che sarà? Via al Festival dell’emergenza, cosa ci aspetta? Un Sanremo mai visto. Ce
lo ripetono continuamente da qualche mese. E non fatichiamo a crederci. Anzi, è
indubbio: sarà il Festival più particolare della storia italiana, affezionata
per tradizione decennale a questo appuntamento canoro e non solo, tra ospiti,
polemiche, classifiche sballate, intromissioni politiche su testi e vincitori,
botte da orbi e grandi artisti. Ne abbiamo viste sempre di tutti i colori sul
palco dell’Ariston, in un evento tipicamente italiano in tutti i suoi aspetti. E anche ascoltate di
tutti i suoni. Di tutti i generi musicali. Da cantanti improbabili e semi
improvvisati a veri fuoriclasse della musica. Abbiamo pianto di capolavori e disastri. Sanremo è tradizione. Discussa
e discutibile quanto vogliamo. Ma è tradizione. E come tale rischia grosso. Perché? Perché la “società
del Covid”, nata ormai da un anno, sta distruggendo poco a poco usi e costumi
popolari. Incessantemente, devastante nelle sue misure emergenziali. E allora, ci chiediamo
davvero come sarà quest’anno. Se canteranno in mascherina
oppure se la tecnologia verrà ancora una volta in “aiuto” dell’uomo, messo alle
corde dal virus, magari chissà, collegando in Sad (Sanremo a distanza) tutti
gli sfidanti, facendoli cantare in videochiamata da casa. Non sarebbe una
cattiva idea. In fondo, gli applausi registrati esistono da sempre e “piazzarli”
dopo ogni canzone sarebbe un gioco da ragazzi. Poi, ovviamente, via l’orchestra.
Assembramenti selvaggi di flauti e violoncelli è un rischio troppo grande, che se
poi ci scappa la variante mandolino siamo fregati. Rimarrebbero, a questo
punto, soltanto Amadeus, Fiorello, qualche conduttrice occasionale di supporto
e un paio di ospiti. Due super ospiti. Fissi,
per tutte e cinque le puntate: Achille Lauro e Zlatan Ibrahimovic. Due esempi per i giovani,
su questo non c’è dubbio. Il primo, che fa della lucidità il suo marchio di
fabbrica, lo ricordiamo con emozione in queste parole: «Come abbiamo scritto l’album
Pour l’amour? Abbiamo affittato un
villone e ci siamo chiusi lì per due mesi, con tre studi, quindici persone e
dieci kg di marijuana». Tenero. Zlatan invece, non è né ignorante
né arrogante. Lo dimostrò una volta, quando disse di Johan Cruijff che «è un
anziano che non ha capito nulla di calcio». Non male. Vabbè va, musica maestro.
|
.