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Ambiente a Castelli Romani 24 novembre 2019 il Tuscolo: Croce e delizie La gemma del Parco tra certezze e dubbi. Quest’estate si consumò
l’ennesimo scandaloso attacco incendiario (un “bubbone pestifero” nazionale) a
quest’organo cardine della memoria e identità non solo del Parco ma del
Territorio Latino in generale (prima fotografia: una veduta sul crinale
Tuscolano in un passato inverno dal sito archeologico del castello medioevale di
Rocca di Papa, la Sabina sullo sfondo; seconda: la zona centrale attorno il
Teatro, la Valle Latina sottostante e panorama verso l’interno dei Colli Albani
nel dipinto, 1860, del pittore statunitense T.W.Whittredge*). Uno spettro di maledizione
sembra volteggiare sui resti di questa fiera Città-Stato più vecchia di Roma e
sua “concorrente”, messa a ferro e fuoco e ridotta a sito naturale nell’Anno
Domini 1191 dalle vendicative milizie romane papali (i prigionieri furono
mutilati e accecati) al vertice degli scontri in loco tra la Chiesa e le fazioni
filo Imperiali. Tuscolo fu tra le primordiali e forti Diocesi, buona sorgente
di Papi nel Medioevo e dal 20 aprile 1934 un’enorme croce metallica (arrugginitasi)
sovrasta l’orizzonte a 360 gradi dalla vetta più alta dell’Acropoli. Toniche
rimangono la ricerca archeologica o altre belle iniziative di Cultura e l’area
offre i sentieri forse più suggestivi e belli (la Valle Latina appariva fino
agli anni ’60 una specie di incantevole “piccolo Tibet”) ma il turismo di massa
continua a dare problemi, qui come altrove, così come il libero e poco
controllato accesso a zone sensibili e ai sentieri e con veicoli da fuoristrada.
Non commentabile infine, l’edilizia particolare come questa evidenziata nelle
fotografie e di dettaglio. (*Scuola pittorica americana “del Fiume
Hudson”)
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